Soft power, il brand Madagascar non brilla

In Madagascar, la stampa ha dato ampio risalto all’ultimo rapporto Global soft power index, quello del 2022, che stila l’omonima classifica. Lo studio è elaborato annualmente da Brand finance, una società di consulenza indipendente con sede a Londra, che valuta brand e altri asset intangibili. In questo caso, ad essere analizzato è appunto il soft power: in sintesi, la capacità dei singoli Paesi di influenzare altre Nazioni, senza coercizioni di tipo militare o economico. In buona sostanza, il ranking valuta i nation brand: la reputazione, l’immagine, il valore del brand (o marchio) dei vari Stati. Ebbene, il Madagascar figura solo al 94esimo posto su 120 Paesi analizzati – Tunisia e Ghana sono ancora lontani – ma comunque i media locali si consolano col decimo posto in Africa.

Il rapporto specifica anche che il Paese dei lemuri – così come Algeria, Tunisia e Ghana – potrebbe mostrare buoni progressi, nel breve termine. A guidare la classifica sono nell’ordine Stati uniti, Gran Bretagna e Germania, mentre l’Italia appare decima, poco davanti alla Spagna, ma preceduta di un soffio dalla Russia. Si fa comunque notare che i dati sono stati raccolti nel novembre 2021, prima quindi della guerra in Ucraina. Tornando al Continente nero – ove occupano il podio, nell’ordine, Egitto, Sudafrica e Marocco – si nota una tendenziale crescita dell’influenza, e del soft power geopolitico.

Cittadinanza onoraria per don Bepi, dopo 40 anni in Madagascar

Il noto missionario salesiano padre Giuseppe “Bepi” Miele, originario del veneziano, opera nell’Isola sin dal 1981. E come si legge sulla biografia – pubblicata sul sito delle “Missioni don Bosco” – è ora direttore della Casa di formazione dei giovani salesiani, sita in Fianarantsoa. Ebbene il sacerdote, classe 1949, è stato nei giorni scorsi insignito della cittadinanza onoraria, da parte del Comune di Porto Viro. Per approfondire, rimandiamo al pezzo del giornale “La Voce nuova”, dal titolo «In missione da 40 anni, la città abbraccia il suo don!». Eccone l’incipit.

«E ora diventa anche cittadino onorario: è stata una grande festa. Don Bepi è tornato a casa. Da ieri pomeriggio, il missionario è cittadino onorario di Porto Viro. Il terzo nella storia della città, dopo il maestro Paolo Rigolin e l’attore Oreste Lionello. A conferirgli l’onorificenza cittadina è stato il consiglio comunale, guidato dal sindaco Valeria Mantovan, che ha accolto all’unanimità la proposta arrivata dal Gruppo missionario San Giusto guidato da Bruna Ravazzolo. Alla cerimonia hanno partecipato anche il vescovo di Chioggia Giampaolo Dianin e l’assessore regionale Cristiano Corazzari, che ha anche la delega ai veneti nel mondo. Il consiglio e il pubblico in sala hanno tributato due lunghi applausi a don Giuseppe Miele, missionario in Madagascar che in questi giorni è tornato brevemente nel suo Polesine».

Ospedale Vezo, l’esperienza di un anestesista italiano

E’ uscito da poco il libro che Giuseppe Nardi, ex primario del Reparto di Anestesia e rianimazione nell’ospedale Infermi di Rimini, dedica all’esperienza di volontariato, con l’associazione “ODV Amici di Ampasilava (Madagascar)”. L’organismo gestisce l’Hopitaly Vezo, nel villaggio di Andavadoaka. Il ricavato del libro – intitolato “Viaggio in un mondo senza tempo”, e pubblicato da Antonio Delfino Editore – sarà devoluto al progetto dell’Ospedale Vezo. Per approfondire, rimandiamo al pezzo del sito “Chiamamicitta.it”, dal titolo «Rimini, al Bagno 41 presentazione del libro del Dott. Nardi con raccolta fondi e concerto».

Eccone l’incipit. «Sabato 3 settembre, dalle ore 18,00 presso lo stabilimento Balneare 41 bagno Lucio di Rimini in piazza Marvelli a Rimini il Dott. Giuseppe Nardi presenterà il suo libro “Viaggio in un mondo senza tempo” (A.Delfino Editore) e lo metterà a disposizione di chi vorrà dare il suo contributo all’associazione Amici di Ampasilava che finanzia e gestisce un ospedale nel villaggio di Andavadoaka, nel sud-ovest del Madagascar, erogando assistenza completamente gratuita a tutta la popolazione. “Un giorno una tempesta si abbattè sulla costa scaraventando a riva migliaia e migliaia di stelle marine. Un uomo anziano camminava all’alba sulla spiaggia immensa, quando si accorse di una giovane donna che raccoglieva le stelle marine e le lanciava in acquaˮ».

Madagascar: dall’Europa 325 milioni di euro, ma condizionati

Nonostante di recente i rapporti tra Madagascar e Unione europea (Ue) abbiano mostrato crepe, le loro relazioni economiche non paiono, in apparenza, subire variazioni. Solo in apparenza però, come dimostra il recente annuncio di un contributo di 325 milioni di euro. «L’Unione europea, Ue, prevede uno stanziamento iniziale di 325 milioni di euro, per il finanziamento del Programma indicativo pluriennale, Pim, che la lega al Madagascar. Sebbene la durata di questo programma sia di sette anni, fino al 2027, gli stanziamenti indicativi per ciascuna delle aree prioritarie nonché le misure di sostegno, sono previsti solo per il periodo 2021-2024», recita un documento Ue.

Ossia per l’ulteriore tranche 2025-2027, se ne parlerà nel 2024, tenendo anche conto dell’esito del voto. Cosa dunque monitorerà l’Ue? Ecco un elenco non esaustivo. In primis, l’assenza di un nuovo quadro giuridico che accompagni il Paese al voto, garantendo i principi di democrazia e libertà di espressione, e la neutralità di Alta corte costituzionale e Commissione elettorale nazionale indipendente. Poi il rispetto dei diritti umani: focus sulle condizioni terribili delle carceri, e sui modi spicci delle forze dell’ordine, concausa dei fatti di Ikongo. Infine si giudicano eccessivi i canoni che si vorrebbero imporre ai pescherecci europei, considerando le ingenti somme che l’Ue stanzia periodicamente per l’Isola.

Dopo omicidi di due francesi, si riparla di impennata del crimine

Dopo due tragici fatti di cronaca in cui, nelle scorse settimane, hanno trovato la morte due cittadini francesi, in Madagascar si è ripreso a parlare del recente balzo della criminalità. Dopo i fatti di Anjaka-Kelilalina (Vatovavy) – secondo il rapporto della Gendarmerie nationale, tre bambini di sei, otto e nove anni, ed un 65enne, sono stati uccisi a colpi d’ascia – le due vicende che hanno coinvolto gli stranieri, hanno esasperato un clima già teso. Pochi giorni fa, ad Ambositra, è stato assassinato un 73enne transalpino. Si trovava nella propria casa, quando sei criminali hanno sfondato la porta, per compiere una rapina. Lo avrebbero ucciso, secondo le testimonianze, per non aver loro rivelato dove nascondesse il denaro: pare, infatti, che la banda sia fuggita a mani vuote. 

Non ancora residente nell’Isola, era comunque molto amato dalla locale comunità: cercava di aiutare la missione cattolica della Diocesi di Ambositra, sia fornendo materiali da costruzione, sia attraverso l’invio di container. E poi presso il comune rurale di Bemanonga, a qualche decina di chilometri da Morondava, ha trovato la morte Agopian Patrick Joseph: il 67enne allevatore di buoi e capre, residente nel Paese, ha avuto la peggio in uno scontro armato con una cinquantina di dahalo, che gli hanno razziato 151 capi. Durante la sparatoria, hanno perso la vita anche un predone, e una guardia privata.

Chiese cristiane con l’opposizione per la concertation nationale

Nonostante fosse in corso le partecipata Decima edizione delle Journées mondiales de la jeunesse Madagascar (Jmj – Mada X Antsirabe 2022) –celebratesi ad Antsirabe tra il 30 agosto e il 4 settembre – il mondo ecclesiastico malgascio ha trovato comunque il tempo per intervenire nelle più calde vicende della politica e dell’attualità nazionali. In particolare, a rompere gli indugi sono state le chiese cristiane riunite nel Conseil chrétien des églises à Madagascar: l’organismo, più noto con l’acronimo di Ffkm (Fiombonan’ny fiangonana kristiana eto Madagasikara), riunisce la Chiesa cattolica e le comunità evangeliche storiche (luterane, anglicane e calviniste).

Insomma, non solo i cattolici e i protestanti malgasci hanno condannato con durezza la violenza di Ikongo, e negato ogni parola di comprensione verso la Gendarmerie nationale; ma hanno ribadito la necessità di una concertation nationale, che attenui lo scontro politico in vista del futuro appuntamento elettorale. Ipotesi, come noto, sinora respinta dal Governo, che la giudica una manovra pretestuosa per il potere. «Ribadiamo il nostro appello del 17 luglio scorso, per il riavvicinamento tra gli attuali governanti e tutte le altre forze vive», si legge nella dichiarazione del Ffkm, firmata dal presidente monsignor Samoela Jaona. L’auspicio è cioè instaurare un dialogo politico, che possa condurre «a una soluzione duratura».

Elezioni 2023, Ue vuole par condicio e non accetterà boicottaggi

L’Unione europea nei fatti ha rotto gli indugi, sia con la presidenza Rajoelina, sia col Governo in carica. E ha lanciato un messaggio chiaro: non solo le Elezioni del novembre 2023 dovranno svolgersi senza determinanti irregolarità, ma dovrà essere assicurata la partecipazione, e in condizioni di parità, a tutte le forze politiche nazionali. Non si dovrà cioé prestare il fianco ai boicottaggi delle opposizioni, pretestuosi o meno che siano. Per questo motivo, si dovrà adempiere alle raccomandazioni della Mission d’observation électorale de l’Union européenne (Moe – Ue), e se del caso, accordarsi anche con le opposizioni, al fine di riformare le norme elettorali.

Non escludendo neppure quella fumosa concertation nationale, vista come il fumo negi occhi dal regime al potere. In caso contrario, la pluridecennale partnership economica e finanziaria subirebbe contraccolpi. Segue il brano forse più controverso dell’ultima relazione della Moe – Ue, che mette implicitamente in dubbio l’imparzialità della Haute cour constitutionnelle (Hcc): «Sebbene le nomine dei presidenti della Ceni e dell’Hcc siano state effettuate nel rispetto delle disposizioni costituzionali e di legge, la presenza di persone ritenute vicine al potere, in posizioni che potrebbero influenzare l’esito delle Elezioni, non rafforza la fiducia degli elettori nel processo democratico, in vista delle Elezioni del 2023».

Affaire Ikongo, Unione europea contro uso eccessivo della forza

La strage di qualche giorno fa a Ikongo – che ha scatenato indignazione anche all’estero – non ha lasciato indifferente neppure l’Unione europea (Ue). Bruxelles è intervenuta con un comunicato – firmato dal portavoce della Délégation de l’Union européenne en la République de Madagascar et de l’Union des Comores – che da un lato condanna l’uso eccessivo della forza, e dall’altro ribadisce l’impegno contro la violenza verso gli albini. Mentre in patria l’opposizione, organizzazioni della società civile e le stesse Autorità statali si attendono che i responsabili siano puniti. E il deputato Brunelle Razafitsiandraofa ha dichiarato di voler istituire una commissione parlamentare d’inchiesta, per far piena luce sui fatti.

Segue il testo del documento Ue, dal titolo «Madagascar: dichiarazione del portavoce sugli eventi di Ikongo». «L’Ue esprime profonda preoccupazione per gli scontri tra la Gendarmeria e la popolazione a Ikongo il 29 agosto. Condanna l’uso eccessivo della forza che ha portato alla morte di una ventina di persone e chiede un’indagine indipendente per accertare i fatti e assicurare alla giustizia chiunque abbia violato la legge. Inoltre, l’Ue ribadisce il suo impegno nella lotta alla violenza contro le persone con albinismo. Tutto deve essere fatto per proteggere queste persone e sostenerle nella loro lotta per una vita libera da discriminazioni, stigma e violenza».

Musica malagasy, brilla la stella di Minah Bolimakoa

Segnaliamo oggi una talentuosa cantante malgascia, che ha trovato un modo originale di fondere la musica pop, con i ritmi della tradizione malagasy. E non a caso, le viene sovente imposta la pur vaga etichetta di rappresentante della world music locale. Andiamo però con ordine, partendo da qualche cenno biografico. Minah Bolimakoa, vero nome Angeline Marie Rose, nasce 32 anni fa a Soavinandriana (Regione Itasy), e va fiera della sua origine etnica sakalava. Appartiene a una famiglia di musicisti: dal bisnonno Boly Makoa, sino al padre strumentista, che ha accompagnato i più celebrati artisti del Paese, come Mily Clément.

Sino al 2015 rimane pressoché sconosciuta, ma la dodicesima edizione del Festival Angaredona della Capitale – celebratasi nel settembre di quell’anno – riesce a imporla all’attenzione di chi ama la musica. Inizia così una lunga ascesa, che la porta a ottenere la “Menzione speciale della giuria”, all’edizione ’21 dei Radio des jeunes (Rdj) Mozika awards. E così il singolo “Anjara tsy Misôty” la svela finalmente al grande pubblico. Un altro recente successo è “It’s time”, frutto della collaborazione con l’artista Eduard Glomov. La sua ambizione, ha dichiarato alla stampa, è quella di diffondere la musica del proprio Paese a livello internazionale.

Si è, infatti, chiesta: «Perché balliamo sulla musica di altri, mentre gli altri non fanno lo stesso sulla nostra?».

Nosy Be, ripartenza post-Covid troppo lenta?

A Nosy Be, in Madagascar, le attività turistiche sono in ripresa, seppure – a giudizio di molti – i passi in avanti siano ancora lenti. Si tratterebbe insomma di una ripartenza moramora, piano piano, come ha ironizzato la stampa. Gli stessi ricavi, nel complesso, sarebbero ancora lontani, rispetto ai livelli prepandemici. E del resto, secondo alcuni addetti ai lavori, «sappiamo molto bene che il 2022 è un anno morto». Sentita dalla stampa, ha invece manifestato ottimismo la nostra connazionale Elisabetta Gravellino, che in loco presiede l’Office régional du tourisme de Nosy Be: «Tutto è prenotato per questa fine dell’anno 2022».

Lasciando intendere che la ripresa tarda a manifestarsi perché Nosy Be non è una destinazione dell’ultimo minuto: «I turisti si preparano con tre o quattro mesi di anticipo». Certo però la spiaggia di Ambatoloaka è poco affollata, e chi opera nel settore dell’artigianato rileva un forte calo delle entrate, rispetto al passato: «Nonostante l’apertura delle frontiere, la mia attività non ha ancora ritrovato l’equilibrio pre-Covid!». Sulla stessa linea Fabio D’Alessandro, direttore del Palm beach resort & spa: «Prima del Covid, il nostro tasso di occupazione annuale era dell’80%; oggi non arriviamo al 40 per cento». Ed anche una guida che lavorava per l’agenzia Nosy Mada tours, che ha riferito ai media di aver dovuto riciclarsi come autista di bajaj.